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L’opera vuole riflettere sulle relazioni tra le immagini di sé, mediate dallo specchio che riflette una realtà che solo in apparenza è verosimile.Con il passare del tempo l’immagine si degrada, si replica e viene ricostruita nella sua progressione temporale. Loop, tagli, giustapposizioni che colgono di sorpresa l’individuo minando la fiducia nella capacità di rappresentazione della quale sembra godere ancora oggi lo specchio. L’immagine diviene, così, allusiva e illusiva, manipolata nella sua apparenza ma fedelmente mostrata nella sua realtà essenziale. un’immagine che nell’era elettronica non può essere verosimile ma solo ricostruita per successive addizioni.
Il bagno è il luogo scelto, principalmente, per guardarsi e parlare a noi stessi, per questo l’opera prova a ricreare la condizione familiare invitando lo spettatore a un’azione molto semplice e quotidiana: farsi belli davanti allo specchio come si fa prima di uscire di casa. Solo che lo specchio che hanno di fronte non è ciò che sembra; non è altro che un fantasma, simulacro di un’attitudine, dal sapore post-moderno, che è già recupero, sovrapposizione, contaminazione.